Da Mario Gianola, post su Linkedin, 16-3-2021
Anno 2015. Terzo anno al Politecnico di Milano.
Invio la candidatura per una borsa di studio messa a disposizione dalla Fondazione Aurelio Beltrami di Milano. Non è una “semplice” borsa di studio assegnata come le altre solamente in base alla media voti e alla situazione economica familiare. È richiesta anche una lettera motivazionale ed un colloquio individuale, che in sostanza è un vero e proprio colloquio di lavoro. Bisognava sudarsela insomma.
In fase di selezione mi viene comunicato che la politica della fondazione Beltrami prevede che gli assegnatari delle borse di studio si prendano l’obbligo morale, a seconda delle possibilità e nei tempi e modi che ritengono opportuni, di restituire un domani il premio economico ricevuto così da poter continuare ad erogare borse di studio ad altri studenti in futuro. Accetto volentieri questa proposta.
Dopo alcuni giorni, ricevo la comunicazione di essere tra i vincitori della borsa di studio. Grande soddisfazione e un buon aiuto per me e la mia famiglia.
A distanza di qualche anno, è il momento di rendere conto a chi mi ha dato una mano. Perché una promessa è una promessa e un accordo basato sulla fiducia, senza tante complicazioni, mi piace.
E perché l’impegno va incentivato, il merito va premiato.